Una siepe troppo cresciuta, il palazzo dei vicini, un’intera collina o un muro di confine, tanti sono i motivi per cui possiamo ritrovarci con un giardino ombreggiato.
Se è vero che la luce è la fonte della vita, per fortuna non è vero che nell’ombra nulla possa crescere e prosperare.
Al contrario, l’ombra protegge dagli eccessivi sbalzi di temperatura, risparmia al giardiniere qualche annaffiatura d’estate e può offrire interessanti spunti di coltivazione.
Bisogna, è chiaro, mettersi in una prospettiva diversa: i colori offerti dalle piante ombrofile sono più tenui, sfumati, rispetto alle squillanti tinte dei fiori al sole, inoltre all’ombra ancora più che nelle zona assolate, ogni foglia diventa un fiore, ossia è nell’alternanza di forme e tessiture che si creano gli effetti voluti.
E’ opportuno, prima di tutto, determinare con quale tipo di ombra abbiamo a che fare.
L’ombra luminosa, offerta da un edificio alto, permette la crescita di molte piante che si accontentano, più che dei raggi diretti, di una luminosità diffusa.
Possiamo avere anche l’ombra parziale, limitata a poche ore al giorno, anch’essa favorevole ad un gran numero di piante a seconda che si tratti di ombra mattutina o pomeridiana.
Alla base di un muro di solito l’ombra è abbastanza profonda, in più siamo speso in presenza di altre condizioni come il terreno arido, il riverbero di calore e le difficoltà legate alla presenza delle fondazioni del muro stesso, che ostacolano lo sviluppo delle radici.
Infine, l’ombra proiettata dagli alberi. Frequentemente è questo il guaio maggiore dei giardinieri di città, che si trovano ad avere a che fare con esemplari piantati troppo vicini a casa o comunque nel tempo cresciuti tanto da proiettare la loro silhouette su tutto lo spazio verde. Va distinta, in questo caso, l’ombra degli alberi a foglie caduche, che può essere anche abbastanza leggera e maculata, da quella dei sempreverdi, in particolare delle conifere, più densa e con la complicazione legata alla caduta degli aghi, che soffocano la crescita di quasi tutto quel che è piantato sotto.
Un discorso a parte meritano i terrazzi: l’ombra qui è cercata, con l’installazione di tende, pergolati o cannicciati, oppure subìta, quando il poggiolo è sovrastato dalla sporgenza del piano superiore. Vanno esaminate allora le condizioni di calore, umidità e ricambio d’aria, per esempio un parapetto chiuso, in cemento, può causare un ristagno d’aria tale da rendere le piante stentate e sofferenti, al contrario un opportuno schermo per il vento favorirà la coltivazione di piante più delicate.
Bene, dopo questa lunga introduzione, credo sia veramente il momento di passare al piano pratico, altrimenti che zappaterra siamo?
Credo che sia di interesse generale provare a dare qualche consiglio per risolvere un problema molto frequente, almeno nelle città del centro nord Italia.
Uno spazio, l’unico spazio che abbiamo disponibile è completamente occupato dall’ingombrante presenza di una conifera, di solito un grande abete. Sotto, l’erba stenta a crescere, gli aghi tappezzano tutto, in compenso il terreno si trasforma agevolmente in pantano quando piove, salvo essere prosciugato dalle radici dell’albero negli altri momenti dell’anno… In pratica, uno spazio inutilizzabile e certo non piacevole a vedersi.
Il primo passo dovrebbe prevedere l’intervento di un esperto, che valuti la salute e la stabilità della pianta. In secondo luogo, si può pensare di eliminare i rami più bassi, che di solito nelle conifere sono morti, in modo da dare più luce alla zona sottostante. E’ opportuno cercare di eliminare quanto più possibile gli aghi caduti, che contribuiscono sì ad acidificare il terreno ma si decompongono molto lentamente e con i loro tannini…………………….
Una bella vangatura, aggiunta di compost maturo e soffice, e il terreno è pronto ad accogliere le nuove piante.
Dobbiamo rassegnarci: niente prato, qualcuno ha avuto buone esperienze con le miscele specifiche per l’ombra, altri con la dichondra repens (vedi), ma in generale i risultati sono pessimi. Un prato richiede di solito una certa combinazione di luce e umidità, comunque abbastanza difficile da ottenere anche in altre condizioni ambientali.
Dunque, è opportuno pensare a coprire il terreno con piante tappezzanti, che abbiano oltre al valore ornamentale anche il pregio di impedire il proliferare di erbacce, una volta coperto tutto il terreno.
La più facile, comune, robusta, versatile è senza dubbio l’edera. Ne esistono molte varietà, che si differenziano per la dimensione e la forma delle foglie, l’eventuale variegatura. L’edera ha comunque un aspetto piuttosto “scapigliato”, inoltre le varietà a foglie marezzate, che potrebbero aiutare con sprazzi di luce qui e là, tendono a regredire emettendo foglie completamente verdi quando non ricevono abbastanza luce.
Un’ottima scelta è la pachysandra terminalis, sempre più utilizzata: robusta, dalle foglie lucide e dal bel verde intenso, fiorisce in bianco crema in primavera. In alternativa, una pianta con un “valore aggiunto”, ajuga reptans : poche pretese, crescita compatta, la disponibilità di varietà a foglie variegata, anche nei toni porpora, e una bellissima fioritura in blu o rosa sempre in primavera.
Potrebbe essere piacevole aggiungere dei gruppi di bulbi da naturalizzare ai piedi dell’albero, da scegliere tra quelli a fioritura precoce, rustici, come galanthus nivalis, o bucaneve, crocus in varietà, chionodoxa luciliae dai bellissimi fiori stellati azzurro cielo (l’ho piantata anche io, non vedo l’ora che spunti), se l’ombra non è proprio fitta si pùò provare anche con i narcisi, i muscari armeniacum anche in versione album.